Carpi e Trapani, con onore e mentalità

Spiace almeno tanto quanto fa piacere prendere atto e commentare i successi calcistici della Pro Vercelli e del Lanciano. Spiace riportare l’amarezza – che continua anche il giorno dopo – di Carpi e Trapani, battute nel corso della rispettiva finale play off di Lega pro Prima Divisione. Il merito dei piemontesi e degli abruzzesi nel corso degli spareggi promozione è stato evidente: sono arrivate in fondo le due squadre capaci di interpretare al meglio l’ultimo, e il più importante, pezzo di stagione.

Che tale successo coincida anche con una condizione fisico-atletica quantomeno invidiabile è palese: un dato su tutti ad avvallare la tesi è quello secondo cui sia Pro Vercelli che Virtus Lanciano hanno saputo far fronte alle inferiorità numeriche dovute a più di una espulsione. Nonostante il “10 contro 11”, entrambe hanno portato a casa il risultato anzi: è parso in alcuni frangenti deelle rispettive gare che abbiano quasi beneficiato – dal punto di vista tattico – dell’uomo in meno.

Contro Taranto e Carpi i piemontesi, contro il Trapani (in entrambe le sfide) il Lanciano a cui va riconosciuto il merito aggiuntivo di aver ribaltato in 10 lo svantaggio di 1-0 con cui i siciliani conducevano al Polisportivo Provinciale.

Spiace che a Carpi e a Trapani non si sia fatta festa: per gli emiliani sarebbe stato piccolo toccasana in un periodo di grosso dolore e preoccupazione dovuto alla convivenza drammatica con la paura della terra che continua a tremare; per i trapanesi sarebbe stata una ricompensa quasi attesa dopo il finale della stagione regolare coincisa con la beffa all’ultima giornata: dilapidato un vantaggio di 11 punti sullo Spezia, liguri in serie B.

Hanno perso le due formazioni che nel corso della stagione hanno entusiasmato di più per la qualità e l’efficacia del gioco espresso, per la capacità di mettere in scena un modulo caratteristico e fluido che è diventato presto marchio di fabbrica dei rispettivi allenatori. Hanno perso, piccolo dettaglio, le due squadre con gli attacchi più prolifici della Lega Pro: quello del Carpi è funzionato a intermittenza nel corso degli spareggi, il Trapani è andato sempre in gol nei play off ma nel caso dei siciliani ha pesato la non brillante prova della retroguardia.

Hanno perso due formazioni arrivate all’appuntamento decisivo senza la necessaria condizione, anche perché l’obiettivo di inizio anno delle due squadre era quello di puntare innanzitutto a una salvezza tranquilla. Ne è uscita una cavalcata incredibile coincisa con l’opportunità di giocare per il massimo traguardo.

Nel 2012-2013 sarà ancora Lega Pro: da vivere, magari, senza nascondere propositi e obiettivi importanti, cogliendo i frutti dell’immensa stagione messa in cantiere, imparando da eventuali imperfezioni. Ripartire dopo una finale persa è tutt’altro che semplice: toccherà alle società incidere nella maniera idonea per resettare l’amarezza e rimpolpare il prossimo futuro con stimoli. Eppure, la sensazione è che i tasselli significativi per riprendere il discorso della cadetteria ci siano già: Roberto Boscaglia da una parte (fresco di rinnovo del contratto), Egidio Notaristefano dall’altra (in attesa di capire se vi saranno sviluppi) e due tifoserie accomunate da un denominatore che è piaciuto enormemente.

Numerosa e sparpagliata quella del Trapani, più esigua – per evidenti differenze geografiche tra le due città – quella del Carpi: da entrambe, lezione di civiltà e dignità, con un plauso finale alle rispettive squadre che è parso il modo migliore per voltare pagina con ottimismo.

Un plauso di vicinanza e condivisione il quale non è solo la maniera per rendere palese una cultura sportiva che (anziché essere normalità) pare un gran bel valore aggiunto ma che somiglia tanto a una mentalità che piace sempre. La stessa di cui il tifo sa essere portatore sano.

Quella per cui vincere o perdere fa poca differenza perché a dare tutto quello che uno può dare non esiste sconfitta.

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