Moxedano lascia il Neapolis dopo la maxi squalifica

Maxi squalifica per Moxedano, poi le dimissioni che sono – forse – un addio al mondo del calcio.

La sconfitta interna nel corso del derby tra Neapolis-Paganese avrebbe scatenato la reazione violenta del presidente del club di Mugnano: stando a quanto riferito dal giudice sportivo di Seconda divisione, Pasquale Marino, Mario Moxedano avrebbe colpito con calci e pugni un proprio tesserato al punto da subire una squalifica fino al 31 luglio.

Il presidente ha replicato alla decisione con una letterain cui segnala di aver subito un’altra ingiustizia. Testuale:

Ancora una volta mi trovo costretto a commentare un’ingiustizia. Ho sempre creduto nella giustizia che sia essa sportiva o no ed invece eccomi, di nuovo, a commentare un torto. Ieri al termine della gara mi sono recato negli spogliatoi per manifestare la rabbia per una partita persa nei minuti finali a causa di un “evidentissimo” errore del mio portiere. Ed oggi mi ritrovo squalificato sino al 31 luglio 2012. Ecco perché decido di lasciare il calcio, questo calcio. Questo mondo non mi appartiene più. Nell’ultimo anno sono troppe le ingiustizie che ho subito solo per aver espresso il mio pensiero, solo per aver detto la verità. Questo è un mondo falso, un mondo ipocrita e io non voglio più starci. Nella passata stagione ho detto qualcosa che ha dato fastidio, realmente fastidio. Ed ora ne pago le conseguenze. Parto dai due punti di penalizzazione ottenuti per una perizia giurata firmata da un ingegnere e ritenuta non vera, quando poi sono diverse le squadre ammesse in modo irregolare utilizzando tutti gli stratagemmi possibili. Ho accettato la sentenza mio malgrado perché speravo che prima o poi qualcosa sarebbe cambiato. Ed invece è iniziata una vera e propria persecuzione. Ovunque andavo, trovavo ispettori e procuratori pronti ad attendermi. Tante, davvero troppe volte, poiché squalificato, mi è stato negato l’accesso agli spogliatoi. Tante, troppe volte, mi è stata negata la possibilità di salutare semplicemente i miei ragazzi. Per non parlare poi dei numerosi torti arbitrali subiti. Ho presentato qualche mese fa sia presso l’Aia che presso la Lega Pro un dossier depositato presso l’Aia e presso la Lega Pro, senza però mai ricevere risposta. Più volte ho denunciato all’ufficio indagini quello che non mi sembrava pulito. E sapete qual è stata la risposta che ho avuto? Nessuna. La società che io e Fabrizio Bouchè  portiamo avanti da ormai diversi anni è una società modello. Ecco perché quello che mi chiedo è ma se ad un dirigente si toglie anche la possibilità di esternare nel chiuso del proprio spogliatoio l’adrenalina per una sconfitta subita, dopo che lo stesso si è sportivamente complimentato con i dirigenti avversari al termine della gara, che calcio è? Ecco perché lascio. Ecco perché mi dimetto. Qui non si parla né di calcio, né di passione. Ma di una semplice premeditazione nei miei confronti”.

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