Scontri tifosi Prato e Piacenza, aggrediti supporters emiliani

Brutto episodi oa margine della sfida di ritorno della finale play out di Lega Pro Prima Divisione B tra Prato e Piacenza.

A verdetto già acquisito, con il Prato salvo e il Piacenza retrocesso in Seconda Divisione – questa la versione ricostruita in loco e riferita dalle agenzie – una decina di supporters emiliani, arrivati al seguito della squadra, sono stati aggrediti intorno alle 18.45 da alcuni tifosi del Prato di fronte a un bar in viale Borgovalsugana.

Seggiole, pietre e barre di legno sarebbero state lanciate contro il locale, dove i piacentini si sono barricati. I tifosi del Piacenza si erano fermati nel bar minuti prima, dopo aver assistito alla partita.

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Piacenza, Guerra in campo (e fuori); Lanciano a tre punte

Giocare in casa eppure giocare fuori. E’ l’amara situazione che vivrà il Piacenza tra poche ore, quando lo stadio Garilli apparirà in tutta la sua vuotezza a causa della protesta annunciata da parte del pubblico di fede biancorossa. Presa di posizione (doverosa e dignitosa, diciamo noi) dovuta alla costante confusione che aleggia intorno al club i cui destini societari restano nebulosi e oscuri.

Che vuole fare Fabrizio Garilli? Nell’attesa che il diretto interessato lo scopra (magari con il gradito contributo di qualche compratore serio e affidabile), il popolo emiliano ha scelto da che parte stare: nessuno tocchi e comprometta dignità e onore del club. Vorrebbe dire ledere alla città e a ciascun degno rappresentante della stessa.

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Piacenza, sciopero ultras: nessuno a Lanciano

Torneremo a parlare di Piacenza solo ed esclusivamente per l’exploit di una squadra alla quale siamo legati da rispetto conquistato sul campo.

Non è tuttavia questo il momento di farlo, visto che a tenere banco sono le dinamiche di una situazione societaria complessa: club in vendita, nessun passo avanti.

Lì lì per concludere la cessione – Stefano Massacci ha tenuto le antenne rizze per qualche settimana -, resta solo l’amarezza di una presa d’atto irreversibile: c’è ancora Fabrizio Garilli.

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Piacenza, società a pezzi. La dignità dei tifosi: “Solo per la maglia”

Il Piacenza vive un dramma sportivo cominciato con lo scandalo delle scommesse di quest’estate, finito nei palazi societari dove è in atto il tentativo di cessione e passato attraverso terreni di gioco, là dove contano solo i risultati maturati sul campo. Un avvio di stagione per nulla positivo, quello degli emiliani di mister Francesco Monaco i quali, oltre a fare i conti con i quattro punti di penalizzazione non ancora assorbiti (la graduatoria dice: -1) si sono imbattuti in prestazioni opache.

L’ultimo posto occupato nella classifica di prima divisione B lo mostra in maniera inequivocabile. E ora, a fomentare ulteriormente un ambiente già deluso, i gravi (e irrisolvibili? perchè ci si mette tanto? perchè le bocche cucite?) problemi societari che affliggono i rossi: si attende a giorni il nome della nuova proprietà ma, sebbene si sta delineando in maniera chiara l’ipotesi di una cordata che rilevi il club, i tifosi mostrano scarsa convinzione. Sfiducia, distacco verso quella gente lì. Perchè, inutile il giro attorno: c’è modo e modo di perdere. Di uscire sconfitti. C’è Dignità e dignità. Di vivere le situazioni, di superare le cose. Il dito puntato? Si vede, eccome.

Non solo per la graduatoria, non solo verso calciatori – o meglio, su alcuni di essi -, piuttosto puntato da quella parte là, da dove non arriva tranquillità. L’ambiente? Ne risente in maniera drammatica. Tant’è che il dramma sportivo sta per consumarsi e si tramuta in un cantiere aperto nel quale mancano operai, progetti, intenti, obiettivi. Di rimando, il brand  (per quelli là: mica è passione. Semmai sono affari) sembra non attirare più. Nè gli imprenditori nè gli sponsor. Verrebbe da dire che il Piacenza è in primo luogo di Piacenza.

Non di Fabrizio Garilli, non di Monaco nè di Guzman.

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