Avellino e i novantadue anni di Antonio Sibilia

Ha fatto la storia dell’Avell

ino calcio, è la prova vivente dell’esistenza della passione sportiva allo stato puro. Ha scritto le pagine più importanti e gloriose del corso dell’Avellino calcio.

Ha spento ieri le sue 92 candeline, nell’abbraccio degli amici di sempre, il commendatore Antonio Sibilia, presidentissimo e tifoso dell’Avellino. L’ex patron ha festeggiato il suo compleanno, come ormai avviene da sempre, giocando a Tre Sette nel bar di Mercogliano dove si incontra quotidianamente con i suoi amici, bar che manco a dirlo si chiama ‘La tana del lupo’.

Tantissime le persone che hanno raggiunto la cittadina alle falde del Partenio solo per porgere a Don Antonio i propri calorosi auguri, tanti i messaggi e le telefonate giunte al commendatore dai suoi ex giocatori, quelli che hanno fatto grande l’Avellino negli anni d’oro della serie A. Ne ha scoperti tanti di talenti, Sibilia.

Tanti gli aneddoti che hanno caratterizzato la sua presidenza, dai guantoni al portiere (“Che sono queste preferenze, o li compriamo a tutti o a nessuno”) alla mancanza di amalgama nella squadra (“Presidè, manca l’amalgama”, e lui “Qual è il problema, quanto costa?”), altrettante le polemiche e l’acerrima battaglia contro i tifosi della Curva Sud quando le cose cominciarono a mettersi male e l’Avellino

fu costretto alla retrocessione prima in B poi in serie C.

Ma lui non molla e nel ’95 l’Avellino torna in cadetteria vincendo lo storico spareggio play off a Pescara contro il Gualdo. Altri tempi e altri uomini, un altro calcio, a quel calcio Sibilia resta ancorato con tutte le forze che gli restano, perché lui è un leone, e a chi gli chiede:

“Commendatò, 92 anni. Come vi sentite?”,

la sua risposta è:

“Spero che c’arrivi pure tu”.

Lui ha rifiutato la presidenza onoraria dell’AS Avellino, propostagli da Walter Taccone all’inizio di questa stagione che coincide con il centenario dei colori bianco verdi. “Col pallone ho chiuso”, ha detto Don Antonio. Sarà che il suo Avellino non esiste più, sarà che davvero ora si gode il suo tempo, con il pallone ha chiuso. È l’Avellino che non ha chiuso con lui. E chi ieri lo criticava, oggi lo omaggia, perché nel bene e nel male lui è quel lupo a cui tante volte si è inneggiato da quegli spalti. E allora, buon compleanno Commendatore!

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