Foto funerali Morosini, ciao grande Moro

Si sono svolte nella chiesa di Monterosso, a Bergamo, le esequie di Piermario Morosini: clima toccante, attimi di commozione e riflessione intensi, diecimila persone presenti negli spazi dell’edificio e sul piazzale antistante tra delegazioni di club calcistici, tifosi, amici e appassionati. Suonate nella circostanza “Non è tempo per noi” e “Il giorno di dolore che uno ha” di Ligabue, uno dei cantanti più amati dal centrocampista.

Sulla bara è stata deposta la maglia numero 25 del Livorno, la maglia numero 8 dell’Atalanta e un vangelo aperto alla pagina che racconta la Pasqua di resurrezione. Nel corso della celebrazione di don Luciano Manenti, si è sentito in numerose circostanze un coro fortissimo proveniente dall’estreno che acclamava al nome di Piermario. Significative le parole di don Manenti, anch’egli visibilmente commosso:

“Dolce amico mio, timido compagno mio, ripartiamo da te. Sei venuto dalla terra e noi siamo uomini di terra qui: bisogna solo dirti grazie. E tu saresti il primo a dirci che questo grazie va girato alla gente che ti ha cresciuto, senza di loro tu non saresti tu e noi non saremmo noi. Ti ringrazio perché in questi giorni mi hai insegnato a essere papà e ho capito di più cosa vuol dire che Dio è nostro papà. Mi dicesti un giorno che di fronte alla vita avevi più grazie da dire che recriminazioni da fare”.

Unite alle scene di profonda partecipazione registrate negli scorsi giorni, a Livorno, dove Morosini è stato omaggiato da una città intera, quelle viste oggi sono immagini che faticheranno a sfuggire agli occhi.

Anche perché la sensazione forte – che si recepisce dalle numerose testimonianze che si sono accavallate nelle ultime ore – è quella di non essere riusciti a godere appieno un uomo di enormi virtù. E se accade ciò ci si sente, comunque e a prescindere, un po’ colpevoli.

Ciao, grande Moro.

Photo credits: Getty Images

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