Ternana-Taranto: u’ Tarde a Terni pe’ riscrivr’ a’ storje

Ternana-Taranto è la partita dell’anno per il girone A della Lega Pro Prima Divisione. Un match che sa di storia, visti i tanti precedenti tra le due squadre nella Serie B degli anni ’80-’90 e la rivalità esistente, anche se un po’ sbiadita negli ultimi tempi, tra le due tifoserie. Certamente per il Taranto e i suoi tifosi questa partita avrebbe potuto avere un significato ancora maggiore se in riva alla città dei Due Mari la realtà fosse stata diversa da quella che invece è attualmente.

Ma questa, per chi ama da sempre i colori rossoblù non è una novità. Dalla stagione del fallimento in Serie B ’92-’93, con la conseguente radiazione e retrocessione nei Dilettanti, il Taranto e i suoi tifosi sono piombati in un purgatorio dal quale non riescono ancora ad uscire. Tanti i sogni, le speranze, le delusioni, i fallimenti di questi ultimi 19 anni calcistici per una città che da sempre ha riversato nei colori rossoblù quella speranza di riscatto e di un futuro migliore, che una classe politica inetta non è stata in grado di offrire. Mai.

In molti negli ultimi due anni avevano affidato speranze e sogni alla gestione societaria della famiglia D’Addario. Grandi progetti, grandi parole, grandi proclami. Ma all’atto pratico, il Taranto si ritrova nella stessa identica situazione vissuta con le precedenti realtà societarie, non ultime quelle targate Pieroni (indelebile resterà il dolore per la mancata promozione in Serie B nel 2002 nella finale play-off con il Catania) e Blasi.

Perché se dopo appena un anno e mezzo il Taranto rischia il fallimento, c’è ben poco di che stare allegri. Per un imprenditore come D’Addario, la crisi economica che si è abbattuta sull’Europa e l’Italia, specie sul mercato delle automobili, è stata una mazzata non di poco conto. Ma è anche vero che il vento della crisi è iniziato a spirare del lontano 2008 e forse qualche calcolo in più in previsione futura andava anche fatto.

Per non parlare del fatto che certi azzardi, come il finanziare con 1,6 milioni di euro la ripavimentazione di parte della galleria del Duomo di Milano, alla fine rischiano di diventare dei veri e proprio boomerang. Se poi, a tutto questo, aggiungiamo che la crisi è arrivata nella stagione in cui il Taranto ha una squadra di primissimo livello, il quadro dei rimpianti rischia di essere tristemente completo.

Sì, perché il Taranto di oggi è formato da una squadra di signori, oltre che essere guidata da un uomo con la U maiuscola. Gente che ha dimostrato di tenere alla maglia rossoblù come forse non si vedeva dai tempi della Serie B. Che scende in campo senza stipendi per mesi interi e sale sino al primo posto con assoluto merito e senza regalo alcuno. Ecco, molto probabilmente se oggi la situazione finanziaria del Taranto fosse quella delle stagioni migliori, difficilmente la Ternana o chi per essa avrebbe potuto mettersi di traverso sulla strada che porta alla Serie B. Ma bisogna fare i conti con la realtà e con le regole del sistema calcio.

Che in questo caso vogliono dire punti di penalizzazione (3 per il momento, di cui 1 per il calcioscommesse e 2 per il ritardo degli stipendi della trance luglio-agosto-settembre) che potrebbero aumentare ancora (ora si rischiano dai 2 ai 4 punti per il mancato pagamento di tutti gli stipendi e dei contributi entro la scadenza del 14 febbraio per la trance ottobre-novembre-dicembre).

A corollario di ciò, i tifosi. Splendidi, unici, infinitamente innamorati di quei due colori – da sempre – e costretti nuovamente a masticare amaro. Non soltanto per la crisi societaria, ma anche e soprattutto a causa di leggi contestabili che hanno fatto sì che il calcio perdesse, forse per sempre, la sua naturale bellezza. Senza la oramai tristemente famigerata Tessera del Tifoso infatti, domani a Terni i tarantini sarebbero stati migliaia (saranno comunque presenti con il pensiero e con il cuore).

Certo, i fuorisede non mancheranno di far sentire il proprio calore e sostegno agli uomini di Dionigi, ma il Taranto senza i tarantini e i suoi ultras non è la stessa cosa. Taranto non si tessera e forse, a differenza di tante altre realtà italiane, ha pagato a carissimo prezzo la repressione degli ultimi anni, che trova origine dai famosi incidenti di Taranto-Massese, giorno in cui il tifoso laziale Sandri venne assassinato sull’A1 dall’agente della Polizia Stradale, Spaccatorella.

Negli ultimi anni, prima ancora della Tessera del Tifoso, ai tifosi rossoblù sono state vietate decine di trasferte senza alcun valido motivo, cosa che negli anni ha portato a un forte logoramento e scoramento tra lo zoccolo duro della tifoseria, oltre ai 300 diffidati e alle scelte radicali di chi dopo la tessera ha preferito non entrare più nemmeno nei match casalinghi, che hanno finito inevitabilmente per decimare la curva rossoblù.

Eppure, nonostante questo, domani il Taranto scenderà in campo con uno sponsor speciale sulla maglietta, frutto di una raccolta fondi tra i tifosi stessi, che hanno portato come introito ben 12 mila euro, con i quali è stato pagato anche il ritiro di Roma in vista del match di Terni.

La scritta che campeggerà sulle magliette rossoblù, “RespiriAMO Taranto”, ha un doppio valore simbolico. Oltre a manifestare, se mai ce ne fosse ancora bisogno, l’eterno amore per quei due colori, anche la voglia di un futuro diverso che, in una città tra le più industrializzate d’Europa, potrebbe assumere un significato ben preciso.

A Taranto c’è anche e soprattutto l’Ilva, l’azienda della famiglia Riva (sino al 1995 di proprietà dello Stato con il nome di Italsider) che gestisce il siderurgico più grande e inquinante d’Europa, che dà lavoro a migliaia di persone, ma che ha inquinato, ammalato e ucciso in proporzione di molto maggiore ai benefici, fittizi, portati al territorio.

E Ternana-Taranto arriva proprio a cavallo tra le due udienze dell’incidente probatorio in corso presso la Procura di Taranto, che indaga i vertici dell’Ilva per inquinamento e disastro ambientale. Dopo la prima udienza dello scorso 17 febbraio dove è stata discussa la perizia dei chimici, il prossimo 1 marzo sarà depositata quella dei periti epidemiologi, chiamati a dire e quantificare in che modo e in che quantità l’inquinamento prodotto dall’Ilva abbia causato malattie e morti.

Dunque, Ternana-Taranto può essere il viatico non solo per la stagione calcistica rossoblù, ma anche il punto di svolta per un’intera città che ha un bisogno sconfinato di tornare a sognare, a vivere, in un futuro totalmente diverso da quello attuale. Che se nella pratica di tutti i giorni potrà chiamarsi città senza industrie, nel calcio potrà soltanto significare il ritorno in Serie B e sui palcoscenici che più le competono. Cu u’ Tarde a Terni pe’ riscrivr’ a’ storje.

G.L.
cui vanno i sentiti ringraziamenti di legapro.it

Ternana-Taranto, il pre partita

P.S. per dovere di cronaca informiamo del fatto che la La Lega Pro ha revocato l’autorizzazione concessa per l’utilizzo della speciale maglia “RespiriAMO Taranto

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