Fabio Mazzeo, a Barletta per un sogno a suon di gol

Salerno – Barletta è un treno che copre distanze relativamente brevi. Dalla Campania alla Puglia, come quando d’estate ci si organizza in comitiva – macchinate, vagonate – e si parte. Alla volta di una spiaggia che quella sì. E’ più pulita man mano che si scende. A Salerno il mare splende ma non è più come venti, venticinque – trenta anni fa. Quando gli anni Ottanta avevano apperna messo in cantiere i Settanta: il boom economico era lì lì per trovare un apice che poi.

  • Poi, dopo l’apice, si cade a picco.Sarebbero arrivati i Novanta. Ma è altra storia. La nostra si focalizza sul 24 luglio 1983 e parte da lì. La Salerno di Fabio Mazzeo mentre un’ondata di caldo proverbiale, per intensità, colpiva l’Italia. La Salerno dei campetti per strada – che ogni pietra andava bene per segnare due pali di qua e due di là: avevi fatto il campo in meno tempo di quanto ne servisse per reclutare un paio di squadre – e delle partite che non finivano mai. Chiamava mamma, verso sera, nel momento in cui era pronta la cena. Allora, solo allora, rincasavi per mangiare. Rincasavi, mangiavi e tornavi a stringere il pallone tra le braccia.

  • Francesco Totti, qualche centinaia di chilometri più su, col pallone andava a dormire. E Fabio Mazzeo, non da meno, faceva altrettanto: più piccolo d’età del capitano della Roma, più minuto di corporatura ma per cuore e polmoni. Per fatica e abnegazione. Per desideri e prospettive. Per tutto questo, il piccolo Fabio non è mai stato secondo a nessuno. Adolescenza e giovinezza col chiodo fisso: giocare a calcio, fare gol. E l’attacante Mazzeo – 166 centimetri di altezza per meno di 70 chili di peso – a diciotto anni appena compiuti sedeva già sulla panchina della squadra di una vita.
  • La Salernitana, per Salerno, è un po’ come il mare. Adagiato lì e parte integrante della città. Del contesto. Della natura e anche della società civile. In cadetteria, al primo anno di militanza presso i granata, non riuscì neppure a esordire: era il 2001-2002.Nei due campionati successivi, 8 presenze e una ammonizione. Neanche una rete, quelle cominciano ad arrivare alla Nocerina, dove mazzeo si trasferì nel 2004-2005 per accumulare minuti ed esperienza.
  • Finì la stagione con tre gol all’attivo. L’esplosione nell’anno che seguì, sempre a Nocera e sempre in C2: 33 gare, 17 marcature. Gli valsero l’interesse del Perugia, l’approdo presso gli umbri e il salto di categoria: tre stagioni con i rossi, 95 presenze e 32 reti. A Frosinone non riuscirono a rimanere indifferenti: i ciociari lo portarono nel Lazio, stagione 2009-2010. 30 gare, 5 reti. Il successivo passaggio all’Atletico Roma in Prima Divisione non fu bocciatura: nonostante il campionato appena sufficiente, Mazzeo fu per la terza compagine capitolina un acquisto di lusso annoverato nel computo della spesa proprio per compiere il salto di qualità e puntare alla cadetteria. 11 gare, 5 reti. E poi Cosenza. 19 partitte, 3 gol. E poi.
  • Poi Barletta è storia freschissima. Recente. Storia cominciata lo scorso luglio ma poi – per davero – ha avuto un secondo inizio qualche ora fa. Quando a Trieste, l’attaccante ha preso per mano la squadra nel corso di una partita che non si riusciva a sbloccare. E’ la ripresa, ci pensa lui. Un tiro da posizione defilata, un tocco felpato quasi a carezzare il pallone. Due reti e tre punti sono la maniera migliore per rendere evidente tutta la mole di lavoro fin qui svolta nel tentativo di garantire consistenza e rapidità alla formazione pugliese.
  • “Fabio Mazzeo, attaccante classe 1983”, aveva detto nel corso della presentazione ai tifosi del Barletta. Dimenticando di dire che la voglia di spaccare il mondo nel corso della stagione attuale e issarsi a protagonista d’annata è enorme. Perchè Mazzeo, in fondo in fonso, lo sente. La grande occasione è lì. E’ lì e vuole farsi trovare pronto. Ben sapendo che la grande occasione potrebbe chiamarsi Barletta: un sogno a suon di gol. Quella cadetteria da conquistare sul campo per tornare a vedere la massima serie da più vicino. Tanto, per affacciarsi al davanzale che dà sulla serie A e guardare lontano non conta l’altezza. Semmai, gli occhi. E Fabio Mazzeo attaccante classe 1983, Mazzeo da Salerno con casacca pugliese, è bomber che focalizza quel desiderio allo stesso modo in cui, palla al piede, vede la porta che gli capita sotto tiro. E fa gol.

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