Morte Bergamini, per il Ris fu omicidio

Colpo di scena nell’indagine relativa alla morte di Donato Denis Bergamini, calciatore del Cosenza deceduto il 18 novembre 1989 lungo la statale 106 a Roseto Capo Spulico. Stando a quanto riporta la Gazzetta dello Sport di venerdì 17 febbraio, infatti, l’atleta non si suicidò gettandosi sotto un camion ma il suo decesso sarebbe stato causato da una uccisione volontaria. Quindi, non più suicidio ma omicidio.

La rosea riferisce in tal senso dei primi risultati dell’indagine condotta dai carabinieri del Ris di Messina sulla base di accertamenti compiuti su alcuni oggetti che il calciatore indossava al momento della morte.

Riaperta dalla Procura di Castrovillari dopo l’iniziale catalogazione come suicidio, l’inchiesta ha portato a un colpo di scena: per il Ris, infatti, sarebbe pressoché impossibile che le scarpe, l’orologio ed una catenina, che Bergamini indossava al momento della morte, non abbiano subito danni nel trascinamento del corpo (la tesi iniziale fu che si fosse suicidato gettandosi sotto un camion che ne trasportò il corpo per sessanta metri).

Non soolo, per il Ris le ferite riscontrate sul corpo di Bergamini sarebbero state provocate quando lo stesso era già a terra. Nessun commento da parte del procuratore di Castrovillari, Franco Giacomantonio, raggiunto dall’Ansa:

“In questa fase, che è delicata, è meglio evitare ogni commento. Quando avremo il rapporto lo studieremo”.

La relazione del Ris dovrebbe arrivare alla Procura di Castrovillari entro la fine di febbraio.

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