Il nuovo Barletta a caccia della Serie B

A Barletta sognano ad occhi aperti. Mancano quattro giorni all’amichevole del 29 luglio contro il Napoli, primo antipasto di un ritorno nel calcio che conta che con la presidenza di Tatò può davvero trasformarsi in realtà. 

La società, che milita nel Campionato di Prima Divisione, dopo il ripescaggio ottenuto il 4 agosto 2010, sta facendo una campagna acquisti faraonica per arrivare in Serie B.

La S.S. Barletta Calcio ha assunto questa nuova denominazione al termine della stagione 2007-08, in occasione del ritorno nel calcio professionistico, abbandonando l’ultima delle varie denominazioni che si erano alternate dal 1995, cioè da quando era sorta la nuova Società dalle ceneri del Barletta Calcio Sport, escluso dai campionati per inadempienze economiche allorquando militava in Serie C1.

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Triestina, da Nereo Rocco alla Prima Divisione

Quando si dice che il mondo del calcio assomiglia alla vita, è sicuramente perché ci sono dei cicli che iniziano e finiscono. Pensate alla storia della Triestina, che ha giocato per anni in serie A sotto la guida di uno dei più grandi maestri del calcio italiano, Nereo Rocco. E che quest’anno, invece, ripartirà dalla Prima Divisione.

Un po’ di storia. Il primo campionato del dopoguerra venne giocato in due gironi a base geografica. La Triestina si piazzò ottava nel campionato Alta Italia e non poté accedere alla fase finale che attribuì lo scudetto. Nel 1946-1947 la Triestina fu costretta dalle autorità militari anglo-americane, che governavano a Trieste, a disputare le prime partite casalinghe della stagione allo Stadio Moretti di Udine. Un’altra squadra cittadina, l’Amatori Ponziana, disputava infatti il campionato jugoslavo: gli anglo-americani, per evitare incidenti, le avevano vietato di giocare in città, e per evitare polemiche, vietarono anche alla Triestina di giocare a Trieste. Il campionato fu disastroso, la squadra si classificò all’ultimo posto ma venne ripescata dalla FIGC, con delibera del 29 luglio 1947, proprio per le difficoltà sopraggiunte nella stagione. La FIGC decise di allargare il campionato successivo a 21 formazioni.

  • Nereo Rocco, il mito del calcio triestino

Nella stagione successiva, il 1947-1948, la Triestina passò nella mani di Nereo Rocco; egli impostò la squadra con un rivoluzionario “mezzo sistema”, modulo in pratica precursore di quello “all’italiana”. La squadra otterrà il secondo posto, alle spalle solo del Grande Torino, miglior piazzamento della sua storia. Cosa curiosa, saranno solo 15 i calciatori impiegati da Rocco nella stagione. Nel 1948-1949 la Triestina disputò un altro buon campionato, sempre guidata da Rocco.

In questa stagione la Triestina conseguì anche la vittoria più ampia mai ottenuta: 9-1 contro il Padova, proprio all’indomani della tragedia di Superga. A Superga perì anche Giuseppe Grezar, al quale sarà dedicato nel 1967 lo Stadio Comunale.

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Taranto, un pezzo di calcio inglese in Puglia

Se è vero – e lo è senz’altro secondo i libri di storia del futball – che il calcio così come lo conosciamo noi oggi è nato in Inghilterra, allora possiamo dire che a Taranto c’è un pezzo di quel calcio e quella storia. Infatti, una delle prime squadre tarantine fu la Mario Rapisardi, composta da studenti del circolo podistico omonimo, i quali cominciarono a giocare al gioco del calcio seguendo l’esempio delle squadre di football inglesi. Un’altra società fu invece la U.S. Pro Italia, fondata da Luigi Ascanelli. Entrambe nacquero nel 1904: infatti, i dubbi sull’anno di fondazione della U.S. Pro Italia, inizialmente indicato come 1906, sono stati risolti grazie al ritrovamento di una vecchia intervista al fondatore Ascanelli. Capo) e contabile del reparto della Regia Marina. Nel 1911 nacque l’Audace Foot Ball Club. Il terreno di gioco fu quello della “Piazza D’Armi”, nei pressi delle mura dell’Arsenale Militare Marittimo.

Il 27 giugno 1920 il primo incontro tra le due squadre dopo la prima guerra mondiale, si concluse con una vittoria memorabile di tre reti a zero degli audaciani sui più blasonati proitaliani, contro i quali si aggiudicarono l’intero incasso ed il pallone della gara. Teatro dell’incontro fu un terreno presso il “Monte delle Vacche”, luogo dove successivamente sorgerà l’ospedale civile. Il terreno di gioco abituale delle due squadre fu invece quello di proprietà dell’Arsenale Militare Marittimo.

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Spezia e quel campionato vinto nell’anno 1944

Una storia lunga e appassionante quella dello Spezia, cominciata nel lontano 1906. Anche se la società è stata rifondata il 17 luglio 2008, grazie all’attività dal sindaco della città Massimo Federici e di una commissione speciale del consiglio comunale composta da quattro consiglieri dei principali gruppi politici di maggioranza e opposizione (Paolo Asti di Forza Italia, Giacomo Gatti di Alleanza Nazionale, Giulio Guerri del Partito Democratico e Massimo Lombardi di Rifondazione Comunista) al fine di garantire la continuità alla tradizione calcistica cittadina e riprendere idealmente il testimone dello Spezia Calcio 1906, non più iscritto ad alcun campionato ed avviato al fallimento: al termine della stagione 2007-08 lo Spezia Calcio 1906 si era classificato 21° in Serie B, retrocedendo quindi in Serie C1. La squadra però non aveva trovato nessuno disposto a investire e pagare l’iscrizione.  

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Sorrento, un’escalation a cui manca solo la B

La storia del  Sorrento Calcio ebbe inizio in un anno “caldo” per la storia dell’Italia. Parliamo nel 1945, quando si raccoglievano ancora le macerie della guerra mondiale.  Nel 1949 si iscrisse al campionato di promozione dove rimase fino alla stagione 1967-68, anno in cui si classificò primo e venne promosso in Serie D. L’anno successivo il Sorrento disputò un ottimo campionato, arrivando ancora una volta primo in classifica a pari merito con la Turris, e venendo promosso in Serie C dopo aver vinto proprio contro la squadra corallina uno spareggio in gara unica disputatosi al “Flaminio” di Roma: vittoria rossonera per 1-0, gol siglato da Sani.

Nella stagione 1970-71 il Sorrento giunse di nuovo primo, e venne promosso in Serie B. In quell’anno il portiere Gridelli raggiunse il record di imbattibilità con 1537 minuti. Il primo campionato in Serie B (con in squadra il giovanissimo Giuseppe Bruscolotti protagonista in A nel Napoli di Maradona) fu però disastroso per i sorrentini, che arrivarono penultimi in classifica nonostante un girone di ritorno da ritmo promozione. Le gare casalinghe in quell’anno si giocarono al “San Paolo” di Napoli. I costieri retrocessero in Serie C, dove restarono fino al 1977-78, anno della retrocessione in Serie C2.

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Portogruaro, voglia di tornare subito in alto

Quello del Calcio Portogruaro-Summaga, noto semplicemente come Portogruaro o Portosummaga,  società calcistica italiana che rappresenta Portogruaro e la frazione di Summaga (VE), è uno degli stemmi più belli, a detta di molti addetti ai lavori e al marketing. Rapresenta infatti le due città, e ha un colore che è diventato simbolo di tantissime squadre: il granata.

Gli anni di origine. Fondata nel 1990, vincendo il girone B di Prima Divisione 2009-2010, il 9 maggio 2010, ha conquistato il diritto a partecipare per la prima volta nella sua storia al campionato di Serie B, seconda serie del campionato italiano. Nella stagione 2010-2011 è stata dunque la 115ª squadra a partecipare al torneo cadetto a girone unico. opo la vittoria del campionato di Prima Divisione 2009-2010 il Portogruaro incontra delle difficoltà per l’iscrizione alla Serie B 2010-2011: dopo aver risolto i problemi riguardanti la fideiussione di 800.000 €, i granata, sotto la guida del neo allenatore Eugenio Corini, inizia la preparazione a Sappada.

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Spezia, D’Adderio invita a crederci fino alla fine

Nella vigilia di quella che potrebbe essere l’ultima gara della stagione, il tecnico dello Spezia, Salvo Fulvio D’Adderio, mostra la solita concentrazione, pur consapevole che per il sogno promozione non basterà espugnare Lumezzane:

“In effetti potrebbe essere l’ultima conferenza stampa della stagione al ‘Picco’, ma noi siamo qui a vivere per questa partita. Abbiamo ancora qualche possibilità e vogliamo giocarcela fino all’ultimo. Affrontiamo una squadra che ha fatto un campionato di alto livello che per diverso tempo è stata sopra lo Spezia in classifica. Loro hanno molti giovani di prospettiva e sono ormai anni che portano avanti un progetto. Hanno l’ambiente ideale per far crescere giovani calciatori e anche giovani allenatori, come Nicola, che sta dimostrandosi all’altezza della categoria. Campo tabù? non posso stare a cosiderare queste cose, altrimenti non giocheremmo mai. Rispetto per il Lumezzane, squadra giovane e sempre pericolosa, ma noi giocheremo la nostra partita, è doveroso chiudere al meglio questa stagione. Verona? non guardiamo agli altri, facciamo il nostro prima e speriamo non sia l’ultima dell’anno”.

Il mio ritorno?
“Sono soddisfatto ed orgoglioso di quanto fatto; non ho mai dubitato che si potesse cambiare rotta, senza rancore per quello che è stato, con le mie caratteristiche. Mi sono goduto questi due mesi; porto dentro un’immagine forte di questa città; tornare e far bene è una soddisfazione ancor più grande che se fossi rimasto tutto l’anno. Ma non è solo merito mio, ma di tutti e dell’ambiente che, anche dopo Monza, ci ha sempre stimolato in modo costruttivo. Un buon allenatore deve saper scendere a compromessi; nonostante le proprie credenze, non si può fare tutto quello che si vuole; ho dato delle regole, che rispetto io per primo; il risultato deve essere l’obiettivo”.

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