Spezia, D’Adderio invita a crederci fino alla fine

Nella vigilia di quella che potrebbe essere l’ultima gara della stagione, il tecnico dello Spezia, Salvo Fulvio D’Adderio, mostra la solita concentrazione, pur consapevole che per il sogno promozione non basterà espugnare Lumezzane:

“In effetti potrebbe essere l’ultima conferenza stampa della stagione al ‘Picco’, ma noi siamo qui a vivere per questa partita. Abbiamo ancora qualche possibilità e vogliamo giocarcela fino all’ultimo. Affrontiamo una squadra che ha fatto un campionato di alto livello che per diverso tempo è stata sopra lo Spezia in classifica. Loro hanno molti giovani di prospettiva e sono ormai anni che portano avanti un progetto. Hanno l’ambiente ideale per far crescere giovani calciatori e anche giovani allenatori, come Nicola, che sta dimostrandosi all’altezza della categoria. Campo tabù? non posso stare a cosiderare queste cose, altrimenti non giocheremmo mai. Rispetto per il Lumezzane, squadra giovane e sempre pericolosa, ma noi giocheremo la nostra partita, è doveroso chiudere al meglio questa stagione. Verona? non guardiamo agli altri, facciamo il nostro prima e speriamo non sia l’ultima dell’anno”.

Il mio ritorno?
“Sono soddisfatto ed orgoglioso di quanto fatto; non ho mai dubitato che si potesse cambiare rotta, senza rancore per quello che è stato, con le mie caratteristiche. Mi sono goduto questi due mesi; porto dentro un’immagine forte di questa città; tornare e far bene è una soddisfazione ancor più grande che se fossi rimasto tutto l’anno. Ma non è solo merito mio, ma di tutti e dell’ambiente che, anche dopo Monza, ci ha sempre stimolato in modo costruttivo. Un buon allenatore deve saper scendere a compromessi; nonostante le proprie credenze, non si può fare tutto quello che si vuole; ho dato delle regole, che rispetto io per primo; il risultato deve essere l’obiettivo”.

Il futuro?
“Per prendere qualcuno non si guarda solo ai risultati, ma al curriculum che non sono solo i risultati. Il mio è fatto di 18 anni da allenatore e prima di 13 anni di calcio giocato. Io non sono un vincente, sono un invincibile. Non è facile diventare calciatore in Molise; ognuno ha la propria storia, io vengo da San Martino in Pensilis, lo porto scritto sul petto (sulla tuta di lavoro la sigla SMIP) e ne sono estremamente orgoglioso. Sono un operaio del calcio, un lavoratore che si guadagna la pagnotta ogni giorno. Non devo vendere nulla, ma credo che, al Presidente Volpi, non sia passato inosservato Fulvio D’Adderio. A Spezia con un altro ruolo? Non ci ho mai pensato, non mi pongo queste domande; sono un allenatore, è la mia scelta professionale”.

Fonte: Ufficio stampa Ac Spezia

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