Avellino – Sorrento: derby Croce e delizia che sembra il 1972

Un’attesa lunga 39 anni. Nel corso dei quali gli incroci riservati alla Campania calcistica erano, per una maniera o per un’altra, sempre tali da evitare che Avellino e Sorrento si potessero trovare una di fronte all’altra. Irpini protagonisti di sfide memorabili con il Napoli nel corso degli anni Ottanta – quando la categoria era quella che conta di più – e con gli acerrimi rivali della Salernitana nel corso dei Novanta e del primo decennio del Duemila. Il Sorrento, nel frattempo, navigava a vista tra le categorie minori sena mai riuscire a compiere quel balzello che consentisse il salto di qualità.

Tant’è: i precedenti tra le due squadre campane esistono, sono solo sei e per trovarne traccia occorre tornare indietro nel tempo fno al 1972/1973: la bellezza di 39 anni fa, quando andò in scena l’ultimo confronto tra corregionali nel corso di un campionato (precedenti più recenti in coppa Italia). Le due occasioni precedenti, invece, si riferiscono a qualche anno addietro: i primi due scontri diretti sono datati 1969/70, i secondi due risalgono all’anno successivo.

Sei gare di serie C ne corso delle quali la ics (quattro occasioni) l’ha fatta da padrona. A distanza di quasi quattro decenni, le trame sono ovviamente modificate: non è più quell’Avellino di categoria superiore, non è più quel Sorrento che arrancava. Intorno alla sfida ferve l’attesa: qualche decina di ore separano dal grande derby campano cui le due squadre arrivano con umore differente. Gli irpini hanno riscattato a Viareggio il ko interno contro la Tritum, mentre i rossoneri non sono andati oltre al pareggio tra le mura amiche contro il Taranto.

La gara si prospetta equilibrata per potenziale messo in campo e tirata come lo sa essere ogni derby che si rispetti. Entrambe le compagini stazionano a quota 6 in graduatoria, di certo il Sorrento potrà contare, per la partita, sul rientro dalla squalifica del  centrocampista Daniele Croce. Un’arma in più per il tecnico Maurizio Sarri che chiede il colpo grosso. Dal canto suo, il 27enne abruzzese tenta di rientrare con modestia:

“Mi fa molto piacere che i tifosi mi vedano come salvatore della patria, vuol dire che hanno molta stima di me: la squadra, tuttavia, non sta facendo male e io non sono quel giocatore in grado di poter risolvere le partite da solo, il mio ruolo non me lo consente. Ovviamente spero di poter dare un contributo importante”.

Croce mette in risalto il fatto che, contro il Taranto, i compagni si siano mostrati più solidi in fase difensiva seppur meno brillanti sottoporta rispetto a quanto fatto nelle gare con Monza, Pavia e Como:

“Vero – confessa Croce – il mister ci ha detto di guardare al sodo, cioè al risultato, non siamo ancora brillanti come magari saremo tra qualche mese. Stiamo cercando ancora di assimilare un certo tipo di gioco che è diverso da quello che esprimeva il Sorrento l’anno scorso e dobbiamo lavorare ancora tanto. I frutti li vedremo tra un po’”.

Dopo un mese di campionato è presto per fare bilanci, ma Croce indica il Sorrento quale club in grado di lottare per il vertice, almeno per un posto nei play off:

“Siamo altamente competitivi, se solo riuscissimo ad ottenere continuità nei risultati ed un pizzico di buona sorte potremmo andare molto lontano”.

Mancherà il sostegno del pubblico, lo stesso di cui  gli irpini possono beneficiare: la ventata di ottimismo che ha fatto seguito alla vittoria contro il Viareggio ha convinto molti biancoverdi a indossare sciarpa e maglia e recarsi sugli spalti del Partenio Lombardi. Come 39 anni fa, quando le tribune erano piene, l’entusiasmo alle stelle e le tensioni del pre partita alimentavano sane polemiche sportive che erano anche qualcosa di più. Senso di apparteneza, volontà di rappresentanza, orgoglio.

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