Sorrento, un’escalation a cui manca solo la B

La storia del  Sorrento Calcio ebbe inizio in un anno “caldo” per la storia dell’Italia. Parliamo nel 1945, quando si raccoglievano ancora le macerie della guerra mondiale.  Nel 1949 si iscrisse al campionato di promozione dove rimase fino alla stagione 1967-68, anno in cui si classificò primo e venne promosso in Serie D. L’anno successivo il Sorrento disputò un ottimo campionato, arrivando ancora una volta primo in classifica a pari merito con la Turris, e venendo promosso in Serie C dopo aver vinto proprio contro la squadra corallina uno spareggio in gara unica disputatosi al “Flaminio” di Roma: vittoria rossonera per 1-0, gol siglato da Sani.

Nella stagione 1970-71 il Sorrento giunse di nuovo primo, e venne promosso in Serie B. In quell’anno il portiere Gridelli raggiunse il record di imbattibilità con 1537 minuti. Il primo campionato in Serie B (con in squadra il giovanissimo Giuseppe Bruscolotti protagonista in A nel Napoli di Maradona) fu però disastroso per i sorrentini, che arrivarono penultimi in classifica nonostante un girone di ritorno da ritmo promozione. Le gare casalinghe in quell’anno si giocarono al “San Paolo” di Napoli. I costieri retrocessero in Serie C, dove restarono fino al 1977-78, anno della retrocessione in Serie C2.

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Portogruaro, voglia di tornare subito in alto

Quello del Calcio Portogruaro-Summaga, noto semplicemente come Portogruaro o Portosummaga,  società calcistica italiana che rappresenta Portogruaro e la frazione di Summaga (VE), è uno degli stemmi più belli, a detta di molti addetti ai lavori e al marketing. Rapresenta infatti le due città, e ha un colore che è diventato simbolo di tantissime squadre: il granata.

Gli anni di origine. Fondata nel 1990, vincendo il girone B di Prima Divisione 2009-2010, il 9 maggio 2010, ha conquistato il diritto a partecipare per la prima volta nella sua storia al campionato di Serie B, seconda serie del campionato italiano. Nella stagione 2010-2011 è stata dunque la 115ª squadra a partecipare al torneo cadetto a girone unico. opo la vittoria del campionato di Prima Divisione 2009-2010 il Portogruaro incontra delle difficoltà per l’iscrizione alla Serie B 2010-2011: dopo aver risolto i problemi riguardanti la fideiussione di 800.000 €, i granata, sotto la guida del neo allenatore Eugenio Corini, inizia la preparazione a Sappada.

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Gela, perché buttare a mare una storia così?

Non come la FeralpiSalò, ma anche la vita del Gela è relativamente recente. Infatti solo nel 1994 le due società Juventina Gela e Terranova, entrambe con alle spalle una sola esperienza in Serie C2, diedero vita nel 1994 ad un sodalizio, mediante il meccanismo della fusione, che in due stagioni raggiunse la Serie C2 rimanendoci per otto campionati consecutivi.

Nel 2000 si è deciso di adottare il nome di Gela, conservando comunque la vecchia denominazione nella sigla J.T. e quindi si è passato da Juveterranova a Gela J.T. Al termine della stagione 2004-2005, la squadra diretta dal presidente Massimo Romano ha conquistato una storica promozione in Serie C1. Rischiato il fallimento nell’estate del 2005, dopo la stagione 2005-2006 la società è fallita dopo aver conquistato la salvezza sul campo.

Con l’adesione al Lodo Petrucci il Gela è rimasto fra i professionisti nella stagione 2006-2007 anche se in Serie C2, mediante la fondazione della società sportiva Gela Calcio SpA presieduta da Angelo Tuccio. In seguito il Gela ha partecipato per due stagioni consecutive ai play-off, senza riuscire mai a vincerli. Al termine della stagione 2009-2010, il Gela ha comunque conquistato la promozione in Prima Divisione: il fallimento di numerose società ha portato a numerosi ripescaggi, compreso quello dei bianco-azzurri.

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Il Como e la sua storia a caccia di riscatto

Per i più nostalgici sembra passata una vita, invece solo nove anni fa il Como era promosso in Serie A e si apprestava a preparare la squadra per la massima serie. Non è stata l’unica in serie A per il Como e (speriamo) nemmeno l’ultima. Ripercorriamo insieme la storia della società lariana. La squadra viene fondata nel 1907 con il nome di Football Club Como. Nel 1911 si fonde con il Club studentesco Minerva mantenendo la denominazione di F.C. Como. Nel 1926, a seguito della fusione con l’Esperia, prende il nome di Associazione Calcio Comense; poi, nel 1936, quello di Associazione Sportiva Como. Nel 1938 si fonde con l’A.S. Ardita di Rebbio e assume la denominazione Sportiva Como, diventata poi a fine anno Associazione Calcio Como. Successivamente trasformata in società per azioni, la Calcio Como s.p.a. viene dichiarata fallita il 22 dicembre 2004. Ad essa subentra nel 2005 l’attuale Calcio Como s.r.l.

Promosso per la prima volta in Serie A nel 1949, il Como ha disputato 13 campionati nella massima divisione, raggiungendo il miglior piazzamento (6º posto) nella stagione del debutto (1949-1950). La sua ultima partecipazione alla Serie A è stata nel 2002-2003. Le stagioni disputate in Serie B sono 33.

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Alessandria, una storia gloriosa da rinverdire

Il nome più importante della storia dell’Alessandria è un certa Gianni Rivera, ma adesso il passato è da dimentica, perché il passato deve essere solo da sprone per un futuro da arricchire di soddisfazioni e vittorie.

La nascita. Fondata nel 1912, disputò 13 stagioni in Serie A tra il 1929 e il 1960 e 20 in Serie B (l’ultima nel 1975); raggiunse inoltre una finale di Coppa Italia, nel 1936. Il periodo più fortunato per la squadra fu quello tra le due guerre, quando con Novara, Pro Vercelli e Casale diede vita al cosiddetto “quadrilatero piemontese”, fucina di grandi campioni e di importanti vittorie. Oltre alle vittorie di un campionato di Serie B, uno di Serie C e uno di Serie C2, conta nel suo palmares una Coppa Italia di Serie C, vinta nel 1973, e una Coppa CONI, conquistata nel 1927.

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Zeman, il calcio spettacolo si trasferisce a Pescara

Dopo l’anno di rinascita in Prima Divisione sulla panchina del Foggia, il calcio-spettacolo di Zdenek Zeman si sposterà il prossimo anno a Pescara. E’ lo stesso club ad annunciare l’accordo col 64enne tecnico boemo: “Fumata bianca in casa Pescara: Zdenek Zeman è il nuovo allenatore dei biancazzurri. Nelle prossime ore tutti i dettagli”. Zeman, che prende il posto di Di Francesco, ormai destinato alla panchina del Lecce, è reduce dall’avventura in Prima Divisione col Foggia, con cui ha chiuso al sesto posto nel girone B, sfiorando la qualificazione ai play-off. Cominciata la carriera di tecnico nelle giovanili del Palermo e messosi in luce col Licata, Zeman guida poi il Foggia in C1 e Parma e Messina in B. Torna sulla panchina dei pugliesi nel 1989 e nel giro di due anni li porta in A praticando un calcio offensivo e spettacolare.

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La storia del Verona: inferno-paradiso, andata e ritorno

Meno male che nella vita ci sono le dolci sconfitte. E’ dietro un ossimoro che si può racchiudere la storia dell’Hellas Verona, non solo per la sconfitta di domenica a Salerno che è valsa comunque la serie B, ma per una storia che non conosce mezze misure. Pensate che nel 1985 il Verona vinceva il suo primo scudetto e nel 2008 ha sfiorato la C2. E’ un percorso da montagne russe quello dell’Hellas Verona che, dopo 4 anni di purgatorio nella Prima Divisione, rivede la ‘luce’ della serie B, conquistata nel playoff vincente con la Salernitana. La discesa nel sottoscala del calcio italiano erano iniziato per i gialloblù nel giugno 2007: il Verona pareggia in casa contro lo Spezia per 0-0 e torna in serie C, categoria che non conosceva dalla stagione 1942-’43.

Come a dire, un’altra epoca, un altro calcio. Come quello che giocava lo stesso Verona nell’anno 1984-85 quando, 22 anni prima, in un pomeriggio di maggio a Bergamo l’Hellas guidato da Bagnoli vinceva il suo storico tricolore. Ora la squadra scaligera torna ad assaporare un’altra gioia.

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Pugliesi: «Pisa, sei sempre stato il mio sogno»

Maurizio Pugliesi è stato, nel momento decisivo della stagione, l’ultimo baluardo di una difesa pisana tramutatasi d’un colpo in una roccaforte quasi inespugnabile. Merito di una crescita costante di tutti i reparti, del grande lavoro svolto in allenamento e, soprattutto, del grande attaccamento alla maglia che tutti (lui per primo) hanno sempre avuto.

Un attaccamento che Pugliesi, da pisano doc, non ha mai nascosto. Fin dal giorno della firma sul contratto: “In quel momento ho realizzato un sogno – racconta –. Un sogno cullato fin da bambino che ho avuto la fortuna di vivere da protagonista in questa stagione. E che si è concluso come tutti volevamo”.

  • Protagonista per caso?

“Con la società fin dal primo momento ci siamo guardati negli occhi e abbiamo parlato chiaramente. Il mio ruolo doveva essere quello di un giocatore esperto pronto a contribuire alla crescita di Ivan Lanni. Fra noi si è creato un ottimo rapporto e io ho sempre lavorato con grande voglia per farmi trovare pronto alla prima occasione. E di occasioni ce ne sono state: credo di aver dato il mio contributo a questa salvezza”.

  • Un ruolo da chioccia?

“Ho 34 anni e per un portiere non sono certo decrepito. Sto bene, ho ancora tanta voglia di giocare e ci sarà tempo per fare la chioccia. Ripeto, conosco il mio ruolo all’interno del gruppo e quando ci sarà bisogno di me risponderò sempre presente”.

  • Non sono molti i pisani che hanno avuto ‘fortuna’ in maglia nerazzurra…

“Non è mai facile giocare nella tua squadra del cuore. Subentrano tanti aspetti emotivi e ambientali. Per quanto mi riguarda soltanto l’idea di scendere in campo e avere alle spalle la curva Nord vale più di ogni altra cosa. Certo, ad un certo punto qualche pensiero…”.

  • Paura di retrocedere?

“No, assolutamente. Quell’idea non mi è mai passata per la testa e penso che nessuno all’interno del gruppo ci abbia mai pensato. Ovviamente abbiamo attraversato momenti delicatissimi in questa stagione e qualche preoccupazione c’è stata. Poi a Cava è cambiato tutto”.

  • E’ stata quella la gara decisiva?

“Sicuramente. Quello è stato un vero e proprio spareggio che siamo stati molto bravi ad interpretare. La vittoria ci ha dato una spinta enorme”.

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